il Ragazzo e l’Airone – recensione
Considerato da molti “l’ultimo capolavoro di Miyazaki“, è probabilmente un film di animazione che non va preso alla leggera ma, soprattutto, a cui non bisogna arrivare impreparati vista l’opera visionaria dell’autore. Per noi, più che ad un “anime” o a un film di animazione, è molto più simile ad un’opera d’arte, ad un quadro esposto in un museo. Non possiamo farne una vera e propria recensione, ma possiamo raccontarvi le nostre impressioni, quello che ci ha stimolato e quello che ci ha lasciato perplessi. Quello del ragazzo, insieme allo strano airone, è un viaggio onirico di una cultura lontana che prova a raccontarci una visione, quella di un vecchio autore di oltre 80 anni. Per questo, forse, il tema della “morte”, a nostro avviso, è il fulcro di tutta l’opera.
Partiamo dalle differenze più semplici, nella maggior parte dei casi gli eroi di Hayao Miyazaki sono giovani donne: da Ponyo alla principessa Mononoke, dalla birichina Kiki alle due sorelle portate via dai pelosi guardiani della foresta in “Il mio vicino Totoro“. La differenza più evidente in “Il ragazzo e l’airone”: parte da qui, è la storia di un ragazzo, Mahito Maki, che soffre per la perdita di sua madre durante la seconda guerra mondiale. Secondo alcune voci questo è uno dei protagonisti più vicini a Miyazaki rappresentati fino ad ora.
Nel 2013, l’autore annuncia il suo ritiro dal cinema sciogliendo lo Studio Ghibli, la società che aveva co-fondato. Ma Miyazaki non riesce a smettere di disegnare e così continua a “scrivere”, abbozzando avventure oniriche in diversi storyboard inediti. E questa volta, l’avventura che immaginava era incentrata su un ragazzino di 12 anni e sull’airone cenerino che scopre svolazzare nella sua nuova casa – un fastidioso intruso che alla fine si rivela essere un travestimento per un’altra delle surreali creazioni di Miyazaki.
Gran parte di ciò che fa e descrive nel film sembrerà familiare alla maggior parte dei fan. Lo stile è coerente con i film più amati di Miyazaki, come lo strano purgatorio che Mahito (il protagonista di questo ultimo film) scopre esplorando il giardino di casa. Oppure le adorabili “warawara” che si gonfiano e fluttuano nel cielo, che assomigliano moltissimo alla sua principessa Uovo o allo spettrale kodama di “Princess Mononoke”. E c’è una “fanciulla del fuoco” di nome Himi, o le vecchie donne che fanno da contorno alla storia che ricordano tanti personaggi di altri film d’animazione di Miyazaki.
Ne “Il ragazzo e l’airone” Il mondo reale è un luogo straziante, toccato dalla tragedia e dalla guerra. Il film infatti si apre con il bombardamento incendiario di Tokyo, una scena intensa che ricorda il capolavoro di Ghibli diretto dal defunto collega e amico di Miyazaki, Isao Takahata, “La tomba delle lucciole“. Mahito sente le sirene e si precipita in centro, dove sua madre è intrappolata in un ospedale in fiamme. Incapace di salvarla, il ragazzo viene mandato da suo padre, Shoichi, con il quale vivrà lontano dalla città insieme a sua zia, Natsuko – sorella della sua defunta madre – in una casa remota circondata dalla natura.
Da qui il ritmo è molto lento, un’elaborazione del lutto in una cornice surreale, che ci accompagnerà fino alla fine, senza capire che è davvero finito.
“Il ragazzo e l’airone” non è di certo il film d’animazione ideale per chi non conosce Myazaki. Il nostro consiglio è quello di iniziare con “Totoro” o “La città incantata”, solo per capire come la fantasia dell’autore può emergere e intromettersi nelle preoccupazioni quotidiane stravolgendo la realtà dei nostri protagonisti.
Fedele alla sua forma, “Il ragazzo e l’airone” si rivela imprevedibile, ma rientra anche nell’ambito dei primi lavori di Miyazaki, il che è allo stesso tempo confortante ma con nostra estrema umiltà risulta leggermente deludente. Non è per noi il suo “quadro” migliore, e forse alcuni sentimenti che ci lascia dentro sono il vero messaggio del maestro Miyazaki: inutile dirlo, le animazioni sono a dir poco perfette, con un’attenzione quasi maniacale alla naturalezza dei movimenti. L’Airone diventa da subito un personaggio sgradevole ma molto dettagliato, e questo contrasta con altri personaggi come le dozzine di parrocchetti rudimentali e semi-antropomorfizzati: uccelli rosa, verdi, gialli e blu con occhi piccoli e narici bulbose (non le sue migliori raffigurazioni). Il film è pieno di simbolismi e idee visive, da uno sciame di rane ad un personaggio pirata che tiene alto il ritmo in un momento di sconforto.
“Il ragazzo e l’airone” va visto, ma a completezza di un percorso iniziato molti anni fa insieme allo studio Ghibli, un percorso che forse (e speriamo!) non si concluderà con Mahito, ma che raccoglie dentro un film, a nostro avviso, il quesito di un ottantenne alle prese con mondi fantastici: cosa c’è dopo la morte?
Il ragazzo e l'airone - trailer
Anno: 2023
Durata: 60 min | 8 episodi | 1 stagione
Genere: avventura, fantastico
Regia e Soggetto: Hayao Miyazaki