Rubrica Piccoli Esploratori: A caccia di draghi italiani!
Creature affascinanti… i draghi!!
Quanti di noi hanno sognato di cavalcare un drago, di volare nei cieli sul dorso di quelle maestose creature che dall’alba dei tempi popolano racconti e leggende.
Il mito del drago infatti accompagna da sempre la storia dell’umanità e ha delle radici profondamente culturali: in Oriente, il drago rappresenta una figura portatrice di fortuna e prosperità, al contrario dell’Occidente, dove invece è sempre stato visto come una figura maligna da dover combattere, tanto che la nostra storia è infatti popolata da cavalieri coraggiosi che hanno osato affrontare queste creature. Personaggi realmente esistiti, che hanno contribuito al tessuto sociale e culturale del nostro paese e in alcuni luoghi, la loro relazione con queste creature è testimoniata a tal punto, che la tradizione popolare supera la dimensione del racconto e ci infonde un dubbio: ma allora, in passato, sono davvero esistiti i draghi!?
Oggi quindi vi proponiamo 3 luoghi in Italia, dove la leggenda si fa reale e possiamo trovare ancora oggi, tracce del passaggio di queste bestie fantastiche.
Imbracciate le vostre… macchine fotografiche e andiamo a caccia di draghi!
Tarantasio, il drago di Milano.
Nel lontano 1000 d.c. nei pressi dell’attuale città di Milano, c’era il lago Gerundo, il quale era abitato da un feroce drago che gli abitanti del luogo chiamavano Tarantasio. Questo creava molti problemi, poiché mangiava chiunque osasse avvicinarsi al lago per pescare e con il suo alito pestilenziale, faceva ammalare tutti nel circondario. Il drago è stato illustrato e descritto nei testi dello storico naturalista Aldo Aldovrandi (1500 d.c.) come una creatura enorme dalla forma serpentiforme, con grandi corna e zampe palmate, sputava fuoco dalla bocca e si nutriva soprattutto di carni di bambini, le sue prede preferite.
Nessuno riusciva a contrastarlo, finchè non arrivò un valoroso condottiero sulle sponde del lago, Umberto, capostipite della famiglia Visconti, che per primo riuscì a sconfiggere la bestia e, con l’aiuto dei monaci locali, a bonificare le acque del lago ormai putride e nocive alla salute.
L’impresa fu talmente eroica che Umberto decise di raffigurare il drago su l’araldo della famiglia Visconti, la quale sappiamo essere stata la fondatrice della città di Milano. Ed è curioso come la città stessa si sia evoluta e sia fortemente legata alla figura del drago Tarantasio, come se appunto la creatura fosse esistita realmente e la sua uccisione fosse stato il motivo di prosperità della città.
Se andate in giro per le strade di Milano aguzzate la vista, è raffigurato in mille posti diversi: sulle insegne comunali, sui mosaici della pavimentazione, come beccuccio delle fontanelle pubbliche e, se osservate bene, c’è un piccolo bassorilievo del famoso drago anche sulla facciata del duomo. Organizzate una caccia al tesoro con i vostri amici e fotografate quanti Tarantasio trovate passeggiando per la città…vi sfido a contare quanti ce ne sono raffigurati sulle mura del Castello Sforzesco!
Trovateli tutti durante la vostra ricerca e fateci sapere quanti draghi abitano la città di Milano!
Se vi sentite esploratori temerari invece, potete andare a visitare quella che un tempo era la tana del drago Tarantasio, ovvero dove simbolicamente si trovava il lago Gerundo. Costeggiando il sentiero lungo il fiume d’Adda, poco fuori Vaprio d’Adda (MI), si risale fino al Parco del Salecc, dove c’è la statua del possente Tarantasio a guardia della sua antica casa.
La leggenda vuole che la sua tomba si trovi sull’isolotto Achilli in provincia di Lodi, ma una volta ucciso il drago e prosciugato il lago Gerundo, si dice sia stato ritrovato l’intero scheletro dell’animale e che poi fu smembrato e custodito in varie parti diverse nel nord Italia. Una costola dell’animale si può andare a vedere presso il Santuario della Natività della Beata Vergine a Sombreno (BG), la quale risulta ancora un mistero per tutti gli studiosi e i paleontologi. Ci piacerebbe fare un approfondimento, facci sapere se l’argomento ha entusiasmato anche te!
L’isola del Drago, San Giulio sul Lago d’Orta.
Nel mezzo del Lago d’Orta, nella provincia di Novara, c’è un’isola alla quale gli abitanti del luogo non osavano avvicinarsi perché infestata da draghi e serpenti. Un giorno arrivò tra quelle sponde San Giulio, il quale voleva edificare la sua centesima chiesa e decise che quell’isolotto fosse il posto adatto. Nessun abitante si propose per accompagnarlo in barca, perché il drago feroce, rovesciava tutte le imbarcazioni che osavano avvicinarsi alla sua tana.
Allora San Giulio stese il suo mantello sulle acque, che si fece rigido e, usandolo come zattera, attraversò le acque del lago fino ad arrivare sulle sponde dell’isola.
Riuscì a sconfiggere il drago e a scacciare tutti gli altri nelle foreste vicine, tutto sotto gli occhi increduli degli abitanti del luogo, che convertiti da tali prodigi, lo aiutarono a costruire l’ultima chiesa della sua missione e chiamarono l’isola con il suo nome.
Oggi l’isola di San Giulio è popolata principalmente dalle suore che abitano il convento. Queste si occupano delle visite guidate alla Basilica e accolgono i visitatori raccontando la leggenda del Drago e di San Giulio con grande entusiasmo.
Ad un certo punto della visita, si entra nella sacrestia dove, appesa al soffitto, è custodita una vertebra del drago dalle dimensioni di un metro e sotto si può vedere la riproduzione in metallo di come doveva essere la bestia al tempo.
Col passare degli anni, nessuno vide più i draghi presso il lago d’Orta, ma il loro ricordo è rimasto nell’immaginario collettivo, tanto che ogni anno il comune di Omegna organizza in un fine settimana di settembre, un vero e proprio “safari in motoscafo” alla ricerca dei draghi nascosti nelle foreste.
Sul motoscafo, i bambini attrezzati di binocolo come dei veri esploratori, devono aguzzare la vista e scovare i draghi (Animatronic appositamente realizzati per il festival) nascosti tra le vecchie case, tra gli alberi e le rive nei dintorni del lago d’Orta.
Infine, si può partecipare alle lezioni dell’Accademia di Dragologia, in collaborazione con il Parco Fantasia di Gianni Rodari, dove esperti studiosi, con esperimenti e attività interattive, vi sveleranno ogni singolo segreto sui draghi. Che dici piccolo esploratore, anche tu come noi pensi di diplomarti all’Accademia come esperto Dragologo?
Il Drago Vaia, l’anima del Magrè di Lavarone.
Infine, l’ultimo drago di cui vogliamo parlarvi, non è un drago proveniente da un’antica leggenda, ma è un drago nato da un evento molto recente che ha distrutto le foreste del Trentino nel 2018.
A causa della forza devastante dell’uragano Vaia, proveniente dall’Atlantico, le foreste dell’Alpe Cimbra sono state distrutte e alberi secolari dall’importanza storica, rasi al suolo.
L’artista veneto Marco Martalar raccoglie più di 2.000 arbusti sdradicati dal vento e dà vita al Drago Vaia, alto più di 6 metri e largo 7. Questa maestosa creatura nasce da un evento molto doloroso, che ha messo a dura prova i territori circostanti, ma vuole essere simbolo di rinascita e di coraggio, quasi a spronare la foresta a riprendersi più forte e rigogliosa di prima. Infatti il Drago Vaia un giorno tornerà alla terra da cui è stato generato, il legno utilizzato per la scultura non è stato trattato e con il tempo si deteriorerà fino a sparire del tutto, come se il compito per cui era stato evocato fosse concluso e avesse donato tutta la sua energia alla foresta per rinascere.
Piccoli esploratori, il maestoso Vaia è un Drago buono, al contrario dei precedenti che abbiamo conosciuto e ci ricorda di amare e rispettare la natura, soprattutto in tempi come questi, in cui è diventato fondamentale prendersi cura del nostro amato pianeta terra.
La nostra caccia ai draghi per oggi finisce qui, ma lo sapevate che ci sono ben più di 100 leggende legate ai draghi qui in Italia? Se siete curiosi possiamo parlare di altri luoghi che ci hanno colpito!
Fateci sapere se siete andati a visitare questi posti e mandateci le foto delle vostre esplorazioni!!
Buona caccia!!