Ready player one – recensione
Grandi aspettative per ogni film sfornato dal nostro Spielberg del cuore che, anche stavolta col suo Ready Player One, ha dato prova di grande versatilità!
Il tema è niente popò di meno che un’avventura nella realtà virtuale.
In un futuro prossimo che spero proprio non sia profetico: ho avuto modo di provare un gioco in VR e devo ammettere che gli infarti hanno superato il divertimento!
È incredibile come il cervello si faccia fregare a tutto tondo dopo qualche minuto con mascherina e controller…ma torniamo al film!
(Nella foto: me con arco e freccia infuocata…intenta in quello che, anche se voi non potete vederlo, sarà un perfetto headshot contro uno pseudozombie. Gates of Nowhere, Romics)
In sostanza: siamo nel 2045, in un mondo inquinato e in decandenza. Un futuro grigio ma plausibile, fatto di case-container stipate una sull’altra e la maggior parte dell’umanità si rifugia nella realtà virtuale, OASIS, dove possono essere fondamentalmente ciò che vogliono.
Arriva la morte del creatore di Oasis che, essendo genio in sregolatezza, decide di dare in eredità il controllo totale della piattaforma a chiunque risolverà gli enigmi disseminati nel gioco conquistando l’easter egg.
Wade, il protagonista diciassettenne, ovviamente è un super nerd bravissimo coi videogiochi. Lungo il suo percorso verso il finale, si aggiungeranno amici e si presenteranno nemici.
La trama forse è un po’ scontata, ma con una gran morale: che la realtà virtuale è spettacolare, ma va dosata e che il gioco di squadra premia. Tutto il resto del film è un’ubriacatura continua di citazioni, uno di quei film che andrebbe visto e rivisto solo per cogliere ogni volta una minuscola comparsa in lontananza nell’orda dei personaggi cult dagli anni ’80 ad oggi!
Qui trovate il libro da cui è tratto Ready Player One!